A prova di proiettile by Mary Calmes

A prova di proiettile by Mary Calmes

autore:Mary Calmes [Calmes, Mary]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Dreamspinner Press
pubblicato: 2015-04-25T00:00:00+00:00


Capitolo 11

“SEI FORTUNATO che ti parlo ancora, Jory!” disse Sam fumante. “Cazzo!”

Quando avevo detto, di fronte a Eddie Liron, che stavo andando a trovare il mio amico Joe, era una frase in codice perché Sam mi incontrasse al St. Joseph Hospital. Lui aveva capito subito, non avevo quindi idea del perché fosse arrabbiato. Fra l’altro anche se Eddie si era offerto di portare Sam, l’agente Calhoun aveva insistito per portarlo a casa.

“Ma come avete fatto a sbarazzarvi di Eddie?”

“Ti stavano inseguendo tutti,” disse l’agente Calhoun. “In quel momento nessuno ci stava prestando la minima attenzione.”

“Quindi ho fatto da diversivo.” Sorrisi contento. “Bene.”

“Non va bene per niente!” urlò Sam. “Vieni qui, così ti posso vedere!”

Quando fui vicino al letto, lui mi afferrò, posando le mani sul mio viso.

“Cosa diavolo pensavi di fare?”

“Smettila di urlare,” dissi cercando di calmarlo, osservandolo, guardando i lividi sul suo viso e quell’occhio che sarebbe diventato nero. “Sto bene. Dimmi cosa ha detto il dottore.”

“Ti ha fatto male qualcuno?”

“Sam.” La mia voce si fece più dura. “Dimmelo.”

Capii, dal modo in cui mi stava guardando, sollevandomi il mento, facendo scivolare le dita sulla mia gola, che non avrebbe vuotato il sacco.

Ma non dovetti aspettare che Sam scendesse nei particolari, il che era una buona cosa dato che, anche quando s’impegnava, faceva pena a raccontare le cose. Arrivò il suo medico e, una volta spiegatogli chi fossi – la nostra unione civile e che io ero il contatto di emergenza per il dipartimento di polizia di Chicago – mi diede il resoconto delle condizioni di Sam.

Non era grave come pensavo. Non aveva nessuna costola rotta; anche se aveva ricevuto dei colpi, non c’erano ematomi sui reni, quindi non avrebbe urinato sangue. Era successo in passato e la cosa mi aveva spaventato a morte. Aveva una leggera commozione, ma sarebbe comunque rimasto in ospedale per quella notte, dato che a casa non c’era nessuno che potesse curarlo.

“Come non c’è nessuno che ti può curare a casa?” domandai, sentendo la mia voce che si alzava; pur odiando la cosa, non riuscii a trattenermi.

“Sono ancora sotto copertura,” rispose lui.

“Come?”

“La mia copertura è ancora in piedi. Sei stato incredibile.”

E solo in quel momento mi resi conto che forse avrei dovuto dire la verità.

“Hai fatto la cosa giusta.”

Ma non ero d’accordo. Volevo essere a casa, vederlo dormire, assicurarmi che stesse bene e, per un solo secondo, capii quanto mi mancasse la mia vecchia vita, e mi sentii debole.

“Dammi la mano,” disse lui.

Le mie dita s’intrecciarono con le sue; appoggiò la mano contro il suo cuore, per confortarmi.

“Presto. Tutto tornerà alla normalità, molto presto.”

Ma presto sembrava impiegarci un’eternità.

“Starò bene,” mi disse.

Aveva bisogno di riposare, bere un sacco di liquidi e, di base, stare alla larga da persone che volevano usarlo come un punching ball.

“Starà bene,” promise il dottor Allen Maruya.

“Grazie.” Gli sorrisi.

“Jory!”

Mi voltai e trovai l’agente Calhoun e un altro uomo che non conoscevo, indossavano entrambi i loro badge legati a delle catene.

“È lui?”

“Sì, signore.”

L’uomo che non conoscevo mi porse in fretta la mano. “Jory Harcourt, Crosby Holt, FBI, piacere di conoscerla.



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